sabato 24 gennaio 2009

La diga del Vajont

La Diga del Vajont è oggi la meta più ambita dalle gite scolastiche e culturali in generale. Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e Castellavazzo, in provincia di Belluno (Veneto). Oggi è un luogo dove regna il silenzio, e una sola volta all’anno, nel suo anniversario, la popolazione si riunisce per ricordare il disastro accaduto la notte del 9 Ottobre 1963, quando un’ onda anomala ha scavalcato la cima della diga provocando circa 1910 vittime.
La diga era stata costruita allo scopo di fungere da serbatoio di regolazione stagionale per le acque del fiume Piave e dei suoi affluenti (Maè e il Boite), ma evidentemente tutti i migliori ingegneri (come il conosciutissimo ing. Carlo Semenza) e geologi, hanno voluto sfidare le leggi della natura, scegliendo come sponde dell’enorme colosso, le pareti del monte Toc, conosciute per la loro friabilità.
I lavori hanno avuto luogo per la prima volta nel 1957, per poi terminare nel 1959, dando origine ad una diga molto grande, dalle dimensioni incredibili per quel tempo (era la diga più alta del mondo):

- altezza complessiva 264.6 m;
- larghezza alla base 27 m;
- larghezza in sommità 3.4 m.

Successivamente a questo complesso si aggiunse la vecchia diga di Vodo di Cadore, che con la sua quota permise di alzare di 15 m la diga del Vajont, rispetto al progetto originario.
In questo sistema di “vasi comunicanti”, le differenze di quota tra bacino e bacino, venivano usate per produrre energia tramite piccole centrali come quella del Colombèr, ricavata in caverna ai piedi della diga del Vajont, e quella di Castellavazzo.
Nonostante tutto ciò (l’enorme spesa e la grande concorrenza che avrebbe creato), sono stati commessi tre grandi errori umani:

- l' aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico;
- l' aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza;

- non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare le procedure dell'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.

Solo per un piccolo accenno di storia, molti giorni prima, sul monte Toc, iniziava a comparire una profonda spaccatura che percorreva tutto il colle, e che prima o poi si sarebbe staccato, trascinando con se quasi la metà del rilievo nel fiume sbarrato, che intanto aveva già provveduto ad innalzare il suo livello. Tutto ciò a causa dell’attrazione della diga. Il livello dell’acqua continuava, anche se lentamente, a crescere, e il rischio di frana era sempre più alto. Si arrivò alla frana proprio la notte del disastro, il 9 Ottobre 1963, anche per colpa degli ingegneri che per non risultare insicuri di sé stessi al ministero di Roma, non diedero l’allarme, e così moltissime persone morirono.
Oggi regna il silenzio di una gravissima strage, che si spera serva come esempio all’uomo, per non commettere più errori simili. Sono stati fatti alcuni film, uno dei quali è “Vajont”, che riproducono esattamente le circostanze di questo avvenimento. Hanno riscosso molto successo e vale la pena di vederli.

Ecco cosa può arrivare a compiere l’uomo.
di Giorgia M.

3 commenti:

  1. prof questo blog sta diventendo sempre più bello!!!
    ...continuiamo così!!!che va alla grande!!!!...
    giorgia M.

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  2. ciao bella...
    bello il post!!!e gurra sia con la tipa cn la frangia...noi sappiamo chi=)ti ricordi il 3°triumvirato???we are the best 4ever...

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